Eccomi qui di nuovo dopo avervi raccontato un paio di episodi passati della mia vita, ragguagliarvi sulle ultime vicissitudini che mi sono capitate da Pasqua ad oggi. Al di là dello strano rapporto con Carmine e Lorenzo che in questi due mesi si è molto affievolito, per una serie di motivi che probabilmente non interessano in questo contesto, mi sono successe tre situazioni, naturalmente distanti l’una dall’altra, che voglio condividere con voi, sperando di continuare a svelarvi quella parte di me un po’ nascosta, un po’ proibita.
16 maggio, compleanno di una delle mie amiche storiche, Manuela. Il giorno prima Mi chiama Fabiana l’altra « vecchia” con la quale esco praticamente tutti i fine settimana e mi chiede, per l’indomani, di andare a prepararmi a casa sua, per raggiungere poi il resto della truppa al ristorante. Fabiana è una professoressa di liceo di circa 48 anni (sperando di non sbagliare la sua età) che noi amiche chiamiamo amichevolmente « Michela miti” (storica attrice nei film di Pierino) perché, nonostante sia un insegnante seria ed integerrima, anzi anche severa, si veste in maniera anni 50 con gonne strette e lunghe e maglie molto attillate che mettono in risalto la sua terza abbondante di seno. È quella tra noi che ha i completini intimi più ricercati, e certe volte li mette anche per andare a scuola. Divorziata, senza figli, casa sua in genere è la nostra base operativa, dove ci riuniamo, ci vediamo, insomma ci prepariamo o meglio, loro si preparano io arranco, per le serate.
Dunque dopo il lavoro, con la macchina arrivo a casa sua munita di borsetta con alcuni vestiti e accessori, un po’ come se dovessimo andare a giocare a calcetto. Soliti saluti, scherzi, frizzi e lazzi e poi andiamo nella sua camera da letto, il parco giochi di vestiti, completini, scarpe ed ogni ben di Dio per le quarantenni ed oltre. Mentre chiacchieriamo sento un rumore provenire da un’altra stanza e le chiedo se siamo sole; mi dice di non preoccuparmi, che sta ospitando da circa un mese un suo nipote, ma di non farci caso perché è un tipo discreto. Naturalmente mi vengono subito in mente Giacomo e Lina,, di cui le mie amiche non sanno niente. Intanto che lei tira fuori i vestiti, cerco genericamente di approfondire il loro rapporto, per capire se, quella che io credevo fosse un’eccezione tra mio nipote mia cognata, in realtà non lo fosse poi così tanto. Comincia a spogliarsi nonostante la porta della stanza si quasi del tutto aperta, le chiedo se non sia meglio chiuderla visto che potrebbe entrare o anche solo passare il ragazzo, lei risponde seraficamente di non stare agitata, anche perché Mario l’ ha già vista nuda. Guardo la mia amica interdetta, come ad aspettare 1 sua spiegazione alla frase appena pronunciata, Fabiana mi guarda ride e candidamente mi confessa che da un paio di settimane è s**ttato una specie di gioco tra loro in senso intimo. Sto quasi per dire « pure tu”? Quando riesco a trattenermi e improvviso una frase senza senso, dopodiché mi alzo dal letto e vado a chiudere la porta precisando che, a prescindere da ogni cosa, non è il caso veda nuda anche la sottoscritta, ma soprattutto la minaccio di raccontarmi tutto nei minimi particolari, anche perché non vedo l’ora (tra me e me) di confrontare la situazione con quella di mio nipote. Mezza nuda, mi racconta che questo ragazzo, figlio di una sua cugina stretta, sta facendo l’Università a Napoli, anche se la famiglia abita a Salerno. Poiché doveva preparare un esame pesante e lei gli da ripetizioni, piuttosto che fargli perdere tempo ad andare tornare da dove abita con altri studenti, lo ha fatto trasferire temporaneamente a casa sua. Fino a quel momento, più che mio nipote, mi è tornata in mente una cosa simile che mi successe parecchi anni fa quando ero piuttosto giovincella e per qualche mese ospitai anche io il figlio di una lontana cugina dei miei, con il quale successe anche qualcosa. Ma come scritto sopra, Fabiana, per quanto ancora molto piacente, va quasi per i 50 lui invece è poco più che ventenne; descritto come un po’ imbranato, mi dice che per molti giorni, nonostante le capitasse, magari casualmente, di farsi vedere in intimo o in accappatoio, lui girava lo sguardo dall’altra parte. Poi una sera, tornata a casa, come altre volte, gli chiede di darle una mano a sfilare gli stivali, e nota che lui la guarda in mezzo alle gambe, ma non da peso alla cosa. Il giorno dopo, chiamato per tirarle giù la cerniera di una maglietta, si ritrova all’improvviso le sue mani che sbucano da dietro e le stringono le tette. Chiaramente istintivamente lo blocca, poi quando si gira e vede che è completamente paonazzo per la vergogna, mi confessa che le è venuto quasi naturale avvicinarsi e praticamente farsele toccare. Da quell’episodio la cosa si è sviluppata pian piano sempre di più fino ad arrivare al sesso orale reciproco. Proprio mentre stiamo parlando, senza bussare entra Mario, un pennellone di più di 1 m e 90 capelli arruffati, barba improponibile, occhiali con degli appunti che sottopone alla zia quasi come se io non ci fossi, tanto che la mia amica lo invita educatamente a presentarsi. Uscito il giovane dalla camera, comincio a cambiarmi mentre contemporaneamente continuiamo a parlare di questa novità. Mi provo qualche vestito della mia amica oltre ai miei, sempre con un occhio alla porta, ma come al solito, quando meno te lo aspetti, eccolo di nuovo entrare (chiaramente senza bussare) proprio quando sono soltanto con il perizoma, le autoreggenti e le scarpe. Caccio un urlo che ha come unico risultato la risata sguaiata della mia amica (che al contrario era quasi del tutto vestita), mentre lui assorto nel libro, si accorge solo dopo un po’ che sono praticamente nuda, mi guarda intenta a cercare qualcosa per coprirmi, poi si avvicina alla zia e le chiede certe cose.
Dopo la festa al ristorante, stanca ed anche un po’ brilla, mi lascio convincere a dormire da lei che, dopo avermi gentilmente dato le asciugamani per lavarmi ed un pigiama, mi indica quale parte del suo letto posso occupare e dopo essere rimasta in reggiseno e mutandine, mi saluta sorridente dicendo che deve andare a dare la buona notte al nipote. L’istinto sarebbe quello di vedere cosa fanno, ma la stanchezza prende il sopravvento e riesco a malapena ad infilarmi sotto le coperte e chiudere gli occhi. Sto per addormentarmi quando lei torna e dopo essersi accomodata di fianco, comincia a parlare raccontando ciò che hanno fatto. Nel dormiveglia percepisco alcune sue frasi entusiaste tipo « gli ho fatto un gran pompino, dovresti vedere che bell’uccello” ed altre alle quali rispondo di sì in maniera automatica. L’indomani, davanti al caffè, la mia amica mi chiede « allora, quando vuoi farlo?” Io non capisco il senso della domanda, poi quando lei mi ricorda che la sera prima avrei (uso il condizionale perché non ricordo assolutamente niente) risposto affermativamente all’eventualità di provare « per così dire” anche io le qualità del nipote, mando scherzosamente a quel paese Fabiana e me ne torno a casa, con il piccolo dubbio che alla fine della fiera la strana potrebbe essere proprio io e non loro.
Circa a fine maggio, inizio giugno, mi viene a trovare (non è la prima volta che succede) Chiara, la cugina di mio nipote Giacomo. Avendo il fidanzato napoletano, ogni tanto si fa qualche weekend in terra partenopea, e sua madre Lina è contenta quando posso ospitarla. Tra di noi c’è sempre stata un’ottima sintonia, nonostante lei non sia di molte parole; insomma, sabato mattina (niente lavoro), mentre faccio colazione, la vedo uscire dalla stanza piuttosto in anticipo rispetto al solito, visto che generalmente si ritira a notte inoltrata. Dopo essersi seduta in cucina, guardandomi con uno strano sorriso mi dice che dovrebbe chiedermi un consiglio, ma si sente in forte imbarazzo. Non avendo nessuna idea di cosa stia parlando, le domando se non sarebbe più appropriato parlarne con la mamma piuttosto che con la sottoscritta; scuotendo il capo mi risponde che, nonostante con Lina parli di tutto, questa è una cosa un po’ particolare. Incuriosita ed allo stesso tempo anche un po’ spaventata (i giovani d’oggi purtroppo fanno spesso scelte sbagliate), mi rendo disponibile ad ascoltarla e lei, tra un sorso di latte ed un altro, comincia a dirmi di quanto io proprio come sua madre sono una donna giovanile, di larghe vedute e tante altre belle cose. Più va avanti e più ho paura di quello che sta per chiedermi; finalmente dopo un enorme premessa, alternata spesso a silenzi di imbarazzo, mi confessa che la sera prima il ragazzo, mentre lo stavano facendo, le ha fatto una richiesta particolare. A queste parole, tiro un sospiro di sollievo e capisco dove vuole andare a parare. Le sorrido e con assoluta naturalezza le chiedo se parli di sesso anale: centro! Da quel momento va letteralmente a ruota libera, raccontandomi che non se l’era sentita ma che allo stesso tempo era terribilmente incuriosita. Incredibilmente, il mio senso di inadeguatezza lascia il posto alla donna ed alle esperienze di ultraquarantenne, così, dopo aver indossato metaforicamente i panni di maestrina, le spiego tutto il bello e il brutto di dare il proprio lato b. Chiara inizialmente mi spiega che i suoi dubbi vengono soprattutto dalla paura di sentire dolore, ed io la rassicuro e le consiglio di provare prima che con il suo ragazzo, da sola magari con un vibratore; lo squillo del cellulare interrompe la nostra conversazione, mi rendo conto che si è fatto tardi, ed ho un appuntamento. Corro in camera per vestirmi e quando esco, lascio a Chiara (riuscendo a nascondere l’imbarazzo dietro una finta sicurezza) un vibratore di dimensioni normali con un tubetto di vaselina e salutandola mi raccomando di fare tutto (eventualmente) con calma e delicatezza. Quando torno dopo un paio d’ore, varcata la porta di casa, chiamo Chiara per vedere se ci sia o meno; dalla stanza degli ospiti la sua voce mi invita a raggiungerla, cosa che faccio subito dopo aver posate le buste ddella spesa. Appena faccio capolino, la vedo nel letto vestita solo con la maglietta (il caldo era tanto), le chiedo se sia tutto a posto e lei senza aprire bocca, si gira mostrandomi il sedere con dentro il vibratore che le avevo prestato. Sinceramente resto come al solito sorpresa per il suo gesto e ridendo la invito a ricomporsi, lei invece mi racconta che dopo aver superato i dubbi, è riuscita ad infilarselo dietro senza problemi e senza dolori. Chiuso il siparietto, vado a cucinare e la giornata passa tranquilla. Chiaramente la mattina dopo sono curiosissima di sapere come sia andata la serata con il ragazzo, ma visto che tarda a svegliarsi, devo aspettare l’ora di pranzo. Sedute faccia a faccia, ci guardiamo poi le dico semplicemente « allora?” Per qualche secondo fa finta di niente e poi comincia a raccontarmi la serata. Sono andati a casa del ragazzo ed hanno cominciato a fare sesso, quando lei ha preso dalla borsetta la vaselina, lui si è aperto in un sorriso di felicità indescrivibile e subito, senza tanti preamboli voleva riscuotere « il regalo”. Chiara lo ha fatto calmare e si è fatta promettere che avrebbe fatto con delicatezza senza la solita irruenza di ventenne arrapato. Poi si è girata, ha chiuso gli occhi e, appena ha sentito poggiarsi dietro la punta del suo uccello, ha cercato di rilassarsi il più possibile, mentre lui però ha cominciato a giocare senza « entrare”. Appena lei si è voltata per chiedergli cosa stesse facendo, lui lo ha spinto dentro con decisione, tanto che inizialmente le ha fatto male. Piano piano però, quando ho cominciato a muoverlo avanti e indietro, la cosa è diventata sempre più piacevole anche se non è durata tanto perché dopo poco lo ha tolto per venirle sulla schiena. Alla fine del racconto, quando gli ho chiesto se avesse intenzione di rifarlo, ha fatto spallucce rispondendo che comunque la cosa non è che l’avesse fatta impazzire.
Per chiudere questi due mesi, vi racconto di un episodio capitato alla sottoscritta che, a dire la verità, mi ha fatto capire quanto sia stata fortunata fino ad oggi e quanto il tempo corra inesorabile. Premesso che da quando mi divido, sempre meno frequentemente, tra Carmine e Lorenzo, solo un’altra volta, prima di ciò che leggerete, sono stata con « un altro”, non avere una relazione stabile, in realtà mi sta quasi rendendo monacale. Con Carmine ci sentiamo al telefono, chiacchieriamo ed al di là di qualche battuta o insinuazione piccante non andiamo; con Lorenzo al di là del lavoro, non è che ci vediamo così spesso, e quando succede, siamo praticamente sempre in compagnia. Tutto ciò per dirvi che per circa un mese sono stata praticamente illibata (la cosa mi succede molto più spesso di quanto possiate pensare), non che non ci siano state le occasioni, ma per natura sono abituata a fare le cose quando davvero ne ho voglia.
Metà giugno, il caldo fortunatamente ha preso il posto di un maggio quanto mai freddo; mi chiama Fabiana (quella di prima) il sabato mattina presto (stava ancora dormendo detto tra noi) e senza giri di parole mi dà appuntamento a Pozzuoli per inaugurare la barca di un amico in comune insieme ad altre persone. Preparo velocemente la borsetta del mare, indosso il costume sotto un vestito lungo estivo e con la solita puntualità che mi contraddistingue, mi presento all’appuntamento dove trovo gli altri con la macchina. Arrivati a destinazione ci accoglie Francesco, 48 enne separato, amante del mare e della buona cucina (si vede anche dal fisico rotondetto). Simpatico, brillante e piuttosto ricco (buon per lui) si circonda sempre di amici ed amiche con le quali si diverte tanto. Non fa parte proprio della cerchia stretta che frequento, ma più di una volta ho avuto la fortuna di trovarmi alle sue feste (soprattutto il Capodanno). Siamo circa una decina più o meno equamente divisi tra uomini e donne; la barca a vela è di quelle belle davvero, con un bellissimo prendisole di cui quasi subito ci appropriamo noi femminucce. Arrivati fuori Procida ci fermiamo per un bagno meraviglioso, il primo della stagione. Già in acqua, tra me e Francesco si instaura un feeling che mai prima di allora avevamo avuto; battute, chiacchiere, insomma a quasi 44 anni capisco bene quando un uomo vuole flirtare. Sto al gioco, anzi la cosa mi stuzzica parecchio perché stimolante dal punto di vista linguistico. Ad ora di pranzo finiamo in cucina a preparare gli spaghetti a vongole (mio cavallo di battaglia) e mentre siamo quasi soli, dietro i fornelli, comincia una sorta di gioco che, al di là di qualche sua toccatina fugace, rimane sempre al limite. Poco prima di tornare, mentre sono in una camera a cambiarmi, bussa alla porta: è lui. Il tempo di arrotolarmi un asciugamano attorno al seno e quando apro senza tante parole mi viene incontro e mi bacia. Appena ci stacchiamo mi chiede di andare a casa sua ed io gli rispondo positivamente. Salutiamo gli altri con la scusa che lui deve fare un servizio dalle parti di casa mia mentre invece, con la macchina ci avviamo verso Posillipo. In auto la sua mano gioca con la mia coscia destra che fa capolino dallo spacco del vestito, sotto il quale ho solo le mutandine e non il reggiseno. Conosco già casa sua, panorama mozzafiato, mi accomodo sul divano del salone mentre lui va a prendere qualcosa da bere (succo di frutta all’arancia rossa per la cronaca). Si siede accanto a me e riprendiamo quel bacio interrotto in barca; la sua mano arriva velocemente al mio slip ed incomincia ad accarezzarmi, io non so se voglio andare in fondo oppure no, gli tolgo la mano e lui si sposta sulla parte superiore dove dopo aver aperto un paio di bottoni, fa uscire fuori il mio seno. La situazione si riscalda, mi sussurra all’orecchio che ha voglia di me e subito dopo inizia a succhiarmi il lobo. In quell’istante sento letteralmente venir meno le gambe e salire l’eccitazione. Il respiro diventa più veloce e tradisce il piacere che sto provando, lui se ne accorge, si alza e dopo avermi preso per mano mi porta in camera da letto. Stesa sul materasso lo guardo mentre si sfila il bermuda per togliersi la maglietta subito dopo; per un attimo mi viene da sorridere, fisicamente è tutt’altro che gradevole, ancor di più quando tolto il boxer rimane completamente nudo. Inevitabilmente il mio pensiero va a Carmine e Lorenzo, fisicamente quasi perfetti entrambi con uccelli notevoli; quello di Francesco è ricurvo, pieno di peli e gli sfiora quasi la pancetta. Ma sono tremendamente eccitata, si china su di me, finisce di aprire il vestito e dopo aver spostato di lato il perizoma comincia a leccarmela. Mentre godo mi complimento con lui per come sa usare la lingua, mi ringrazia, si solleva un po’ e mentre incrociamo lo sguardo sento le sue dita entrare dentro e bagnarsi. Sto venendo, si mette in ginocchio e accompagna i miei sospiri con movimenti della sua mano e quando ancora sto affannando di piacere, si posiziona sopra di me (per fortuna senza appoggiarsi) per mettermelo in bocca. La cosa non è molto facile soprattutto per la conformazione del suo membro, ma dopo qualche tentativo riesco a fargli il pompino da lui desiderato. Sento la sua cappella inumidirsi sotto il palato mentre arrivo a prenderglielo tutto anche perché non è particolarmente lungo; i suoi tanti peli mi danno fastidio ma non ho via di scampo, Fortunatamente lo tira fuori ed io posso riprendere a respirare. Si alza prende dal comodino un preservativo e dopo averlo indossato, mi allarga le cosce e mi scopa. La sua pancia batte con forza contro il mio bacino mentre ritorno a bagnarmi; restò sorpresa dalla sua veemenza e dalla sua resistenza anche se i suoi mugolii sempre più ravvicinati, anticipano il suo orgasmo che arriva di lì a poco. Tira fuori l’uccello e quando sfila il profilattico, non posso fare a meno di notare che è ricolmo di sperma; si accorge della mia sorpresa e mentre me lo ondeggia davanti, confessa che, buon per lui, ne produce sempre tanto. Vado a fare la doccia, mi riporta a casa, il tempo di spogliarmi e chiamo Fabiana per raccontarle tutto
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